Gruppo Scatti Fotografici

 

 

Referente di Progetto e gruppo Scatti Fotografici: Pino Fiumanò

 

Gruppo di lavoro:

 Emilio Campobenedetto

 Pino Fiumanò

 Nicola Greco

 Teresa Siena

 Cristina Barboni

 Antonio Miccoli

 

 

Premessa

Il gruppo che si è occupato degli scatti fotografici, compito risultato più gravoso e impegnativo del previsto sia in termini di energie che di soluzioni logistiche e artistiche, ha dovuto costantemente rifarsi ad alcune considerazioni che riguardano delicati aspetti metodologici e psicosociali di progetto. Per questo inseriamo le riflessioni del gruppo scatti fotografici in un contesto più ampio. Come è stato già detto questo è un progetto di Teatro Sociale e di Comunità, TSC, vale a dire un teatro che si è chiamati a fare e non solo da vedere, dove gli attori e i protagonisti sono da una parte i professionisti del TSC ma dall’altra il gruppo del personale del blocco operatorio e la comunità mauriziana. Qui del teatro e del TSC possiamo ritrovare la metodologia progettuale partecipata e condivisa, il sapere antico del teatro sul valore della scena, la competenza simbolico/narrativa che parte da una condizione umana, quella di un gruppo di curanti che ferito per la morte di una compagna progetta insieme il proprio cambiamento facendosi cura per sé e per i curanti. Un progetto che promuove l’empowerment, il ben-essere e la salute di curati e curanti. Un progetto che agisce azioni che producono saluto-genesi.

 

 

 

Il sapere sulla scena

La scena in teatro, come già accennato, non è mai semplice abbellimento ma tutto ciò che la compone, le luci, gli oggetti e le materie devono rispondere ad una domanda precisa: che esperienza è per lo spettatore, cosa vogliamo raccontargli, cosa vogliamo che accada al pubblico guardandola, attraversandola?

 

L’uso consapevole dei simboli

Quando andiamo a casa di una persona il primo spazio di quella dimora che ci accoglie è il corridoio di ingresso, vero e proprio biglietto da visita di chi ci abita. Ecco la scelta strategica e simbolica del luogo e dello spazio del progetto: il corridoio di ingresso alle sale operatorie, biglietto da visita del servizio.

 

La competenza narrativa

In teatro assistiamo ad un racconto, ad una messa in scena o ancora meglio ad una rappresentazione. Rappresentare vuol dire portare a presenza (ri-ad-presentare) qualche cosa che in quella forma scelta, proprio quella, in quello spazio e in quel tempo, può essere rivelato, scoperto con più efficacia dallo spett-Attore. Qui cosa viene rappresentato quindi? Qui si è voluto rendere visibile come dato esperienziale che si offre a tutti i curati e i curanti quell’arte antica, propriamente umana e necessaria, l’arte del prendersi cura, cura del proprio luogo di lavoro, cura di sé come curante e cura di chi soffre, del paziente che si trova così al centro delle azioni progettuali. Quando andiamo ospiti a casa di qualcuno capita che il padrone di casa sia sulla soglia ad accoglierci, magari con un sorriso, con una stretta di mano, adoperandosi di farci sentire a proprio agio. Ecco quindi la scelta del gruppo di progetto, utilizzando il linguaggio fotografico, di presentarsi e accogliere i pazienti con la propria immagine I dodici quadri fotografici sono la modalità che i professionisti del servizio hanno scelto per presentarsi ai pazienti e così accoglierli sulla soglia di casa.

 

La competenza psicosociale

La competenza psicosociale è una competenza specifica, complessa è necessaria richiesta ad ogni professionista del T.S.C. In questo progetto la ritroviamo nella metodologia partecipata. Come già ricordato, qui infatti chi progetta non è l’esperto esterno al gruppo o alla comunità ma il progetto ideato da professionisti del T.S.C. si è sviluppato nelle sue azioni specifiche solo in quanto condiviso e discusso con il gruppo del servizio, firmatari e proponenti del progetto. La comunità allargata è stata chiamata e riconosciuta soggetto competente a progettare il suo cambiamento a partire da una condizione umana condivisa e da condividere: la fragilità del curante che si è tradotta nella necessità di prendersi cura di sé.  Percorso reso concretamente possibile nella comune cultura del teatro sociale e di comunità ri-progettando il corridoio, il proprio spazio lavorativo, la nuova scena teatrale.

Ma se un gruppo si prende cura del proprio luogo di lavoro non si prende cura forse anche di sé?

Con i dodici quadri fotografici il gruppo si presenta ai propri pazienti; ma come faccio a presentarmi a qualcuno se non so chi sono io?  In questo caso chi sono come gruppo interprofessionale, il gruppo più articolato e complesso dell’intera azienda ospedaliera. Quei dodici quadri fotografici, proprio perché scelti e votati da circa 90 professionisti appartenenti al gruppo interprofessionale del blocco operatorie, sono l’immagine condivisa e condivisibile di quel gruppo, immagine in cui ciascuno ha la possibilità di riconoscersi e riconoscere l’altro. L’immagine di sé da mostrare, il “chi siamo”! Un lavoro sulla propria identità e sul senso di appartenenza che entra come dato di progetto e testimonia della complessa professionalità e delle competenze specifiche giocate dai professionisti di T.S.C.

 

La comunità

Questo, lo ricordiamo ancora una volta, è un progetto di Teatro Sociale e di Comunità. Una metodologia che si chiede costantemente: le singole azioni del progetto cosa fanno accadere all’individuo, al gruppo e alla comunità? Saper stare costantemente su questi tre livelli di realtà costituisce un ulteriore elemento di complessità che un professionista del TSC deve tenere in conto. Ecco perché questo progetto nasce per essere condiviso non solo all’interno del gruppo ristretto della sala operatoria ma viene con-diviso con l’intera comunità mauriziana e poi ancora all’esterno con realtà associative e istituzionali del territorio, fra le quali ricordiamo a titolo esemplificativo: Cittadinanza Attiva – Tribunale dei Diritti del Malato, DoRS Centro Regionale per la Promozione della Salute, ONLUS Medicina a Misura di Donna, Assessorato alla Sanità Regione Piemonte, Fondazione Specchio dei Tempi, SCT Centre e altre aziende sanitarie del territorio.

 

 

Gli Scatti Fotografici

 

I linguaggi artistici

I linguaggi artistici utilizzati all'interno del progetto sono quello decorativo/pittorico di cui abbiamo dato conto precedentemente nel capitolo Forme e Colori e quello fotografico di cui abbiamo fatto cenno più sopra.

 

Le fotografie

Per la realizzazione degli scatti fotografici sono state utilizzate le risorse interne al gruppo e questo ha permesso di aprire il progetto alla collaborazione con un altro servizio dell’azienda: il servizio di Rianimazione Cardiologica nella figura di Emilio Campobenedetto che ha messo a disposizione la sua competenza nell’uso del linguaggio fotografico. Complessivamente sono stati realizzati circa 800 scatti fotografici, una parte dei quali opportunamente selezionati, sono andati a comporre le circa 25 immagini che sono state, successivamente, sottoposte alla votazione del gruppo per sceglierne 9; le tre rimanenti per arrivare a 12 sono stati i collages dei visi dei professionisti del blocco operatorio che hanno acconsentito a farsi riprendere. Complessivamente i ritratti realizzati sono stati circa 150. Le immagini sono state successivamente stampate in formato 70cm x 100cm direttamente su supporto rigido opaco e opportunamente illuminate da faretti montati a soffitto. Alcuni vincoli nelle riprese fotografiche, scontati ma che è qui necessario ricordare, riguardano la particolare attenzione che si è resa necessaria affinchè nessuno scatto riprendesse dati sensibili dei pazienti e/o che ne violasse la privacy e/o la dignità. In nessuno scatto fotografico compaiono immagini che rimandano alla visione di parti anatomiche e/o strumenti chirurgici utilizzati sul campo operatorio. Si è inoltre resa necessaria la conoscenza e l’utilizzo dei programmi di elaborazione grafica e fotografica per preparare i file immagine per la stampa al fine di avere immagini di grandi dimensioni e di buona qualità.

Ecco le immagini: