MANIFESTO DEL GRUPPO

 

 

Il teatro in ospedale: luogo della cura.

Il teatro e l'arte in genere, non hanno valore rispetto alla loro utilità. Il teatro è arte e creazione di bellezza e soprattutto per questo è salvifico e salutare. Vi è bellezza, in teatro, solo a partire dalla forma rivelatrice di senso, nelle materie, nello spazio, nella luce della scena, nella qualità della presenza dell’attore e nelle sue azioni, proprio quelle, in quel luogo, in quel tempo. Dare forma, trovare la forma, è l’atto creativo, generativo di un’opera d’arte, il sapere drammaturgico e ancestrale del teatro. Il teatro rappresenta, porta a presenza, lo fa dai tempi più lontani attraverso un racconto, una messa in scena, offrendosi così allo spett-Attore. E' la bellezza che rende il teatro atto creativo che trasforma e salva. L’arte del teatro ci stupisce, non è razionale, non è traducibile, non si spiega appunto, ma a dire un guizzo dell’intuizione. Là dove la ragione è impotente, arretra, emerge quale atto di rivelazione la nostra verità, quella più intima e nascosta, epifania di salvezza. L’abbraccio atteso e salutare del teatro con la salute ed il ben-essere resta un’esperienza umana affascinante e irriducibile; acquista senso ed è salutare, questo abbraccio, nella misura in cui è anche salvifico. Un giorno accade che alcuni professionisti della salute cominciano a domandarsi: cosa centra il teatro con la cura, col prendersi cura di sé e della persona malata? Non abbiamo risposte capaci di soddisfarci davvero! Sappiamo però che è un percorso da intraprendere e lo sappiamo ripercorrendo le storie e i racconti affollati di visi, di corpi, di parole, di silenzi, di speranze a volte tradite, altre volte no. La vicinanza quotidiana alla malattia, alla sofferenza e alla morte illumina questo percorso personale, di gruppo, della comunità, ma non chiedeteci di spiegarlo perché allora non lo sappiamo più. Rappresentarlo, si possiamo farlo, insieme; mettersi in gioco, in ricerca, condividere progetti artistici che rimettano al centro il fattore umano della cura insieme alla cultura, all'arte, al teatro, al ben-essere e alla salute. Ecco la necessità di una ricerca, destinata a durare nel tempo il cui fine resta, per noi, il ben-essere del curante e di colui che soffre, che si ammala e che muore e dei suoi familiari ed amici.

Perché il teatro dunque?

 

In teatro abbiamo ri-trovato il corpo, il simbolo, il rito, la maschera, il gioco del "come sé" e con essi quella sacralità delle relazioni umane di cui intuivamo il senso profondo. Questo per ora ci basta. Da qui il progetto "Umanizzazione dei luoghi e delle relazioni di cura. Costruire luoghi, spazi e relazioni di ben-essere per curati e curanti”. Trasformare i luoghi e le relazioni della cura in luoghi e relazioni che curano.