Se un sanitario non sta bene, non potrà mai prendersi cura di te quando ne avrai bisogno. Il miglior investimento in sanità è quello per le risorse umane.
Riportiamo qui le azioni del Gruppo Salutearte che hanno coinvolto i sanitari dell'azienda ospedaliera in percorsi formativi il con obiettivo di favorire l'acquisizione di competenze strategiche utili ed efficaci nella gestione degli eventi stress lavoro correlato che il personale incontra quotidianamente nel proprio lavoro. Ricordiamo che il Mauriziano è parte della Rete piemontese degli Ospedali e dei Servizi che Promuovono la Salute e, in coerenza con gli Standard HPH&HS 2020, è impegnato in azioni e progetti per consolidare competenze, Soft e Live Skills come empatia, gestione dello stress, consapevolezza di sé, ascolto, pensiero laterale/creativo fra il proprio il personale sanitario. In particolare segnaliamo una delle progettualità mauriziane che possiamo ben considerare di riferimento e di ispirazione per le altre realtà aziendali sul benessere degli operatori. Questo progetto, che coincide con la nascita dello stesso Gruppo Saluterate, ha visto coinvolto il personale del blocco operatorio in un momento di grande sofferenza e smarrimento a causa della perdita, in condizioni "particolari" di una collega ed è stato capace di coinvolgere l'intera comunità dei curanti. Nasce in quella occasione la consapevolezza in quel gruppo e fra i sanitari che c'era, e c'è, il bisogno e la necessità, per i curanti, per poter prendersi cura dei loro pazienti, di prendersi cura di se e gli uni degli altri. Tema questo speso, per molti motivi diversi, dimenticato o relegato in secondo piano o delegato alla sensibilità e all'iniziativa dei singoli.
Oggi l'ospedale riconosce l'impegno del Gruppo Salutearte una risorsa strategica in tema di benessere degli operatori, riconoscendo l'approccio metodologico di teatro sociale e di comunità di Salutearte coerente con le strategie della promozione della Salute e con gli Standard HPH&HS e il PL12 del PRP. Questo ha contribuito affinché l'Azienda Ospedaliera implementasse tempo, risorse, competenze e progettualità sul tema del benessere dei suoi dipendenti.
Rimandiamo per un approfondimento sull'iniziativa di cui sopra alla pagina del sito denominata "Progetti" e alla sezione "Umanizzazione dei luoghi di cura". Qui troverete una descrizione dettagliata del progetto e la relativa documentazione video.
In particolare qui invece faremo riferimento alle esperienze formative del Laboratorio di Teatro Sociale che ha lavorato con i sanitari sulle skills psicosociali a partire dalla considerazione che una competenza in quanto tale è un comportamento che coinvolge non solo la sfera intellettuale e cognitiva, o meglio la dimensione del sapere; come potrebbe essere quella del seminario e delle lezioni frontali, quanto piuttosto la dimensione del saper essere ovvero il saper agire un comportamento quale ad esempio la capacità di stare in ascolto di se e dell'altro, la competenza empatica o quella relazionale sia verso il paziente che all'interno del gruppo di lavoro. Questo lavoro sulle competenza è stato proposto come percorso ludico/esperienziale sul campo, in un ambiente protetto e una dimensione di giudizio sospeso. Condizioni favorenti il cambiamento e irrinunciabili in un laboratorio formativo secondo la Metodologia di Teatro Sociale e di Comunità.
Prima di lasciarvi alla descrizione delle esperienze del laboratorio ricordiamo al lettore che in realtà il tema e l'obiettivo del Ben-Essere degli operatori è un tema trasversale che lo si può ritrovare in tutte le altre azioni e progetti che sono descritti all'interno del sito.
Un tema, quello della risorsa umana, di cui si è cominciato a parlare con maggiore intensità proprio in occasione della pandemia. Una questione complessa che vede intrecciarsi e confondersi molte questioni e ambiti diversi come ad esempio quella delle scelte politiche, quella economica/finanziaria e quella organizzativa solo per citarne alcune. Cosa sta cambiando, cosa è già cambiato nel mondo sanitario dopo la pandemia? Alcuni dati: Nel 2013, l’OMS ha stimato che la carenza complessiva di operatori sanitari era di 1,6 milioni in Europa, cifra che, secondo le stime dello studio, richiederebbe una crescita esponenziale media annua del 2% per compensare la tendenza. Dato che questo tasso di crescita non è stato ancora raggiunto nei 27 Stati membri dell’Unione Europea (UE), entro il 2030 mancheranno 4,1 milioni di professionisti (0,6 milioni di medici, 2,3 milioni di infermieri e 1,3 milioni di altri operatori sanitari) (Who, 2022a). Proiezioni future stimano che nel periodo 2026-2030 sono previsti solo per uscita per pensionamento in Italia 66.670 infermieri e 33.600 medici e ci saranno solo 15.000 nuovi infermieri e 9.415 nuovi medici, a questo si aggiunga il dato delle dimissioni volontarie dei sanitari dalla professione che sono passate da 5780 del 2016 alle 18.243 del 2022.
Risorse-umane-Allegato-statistico.pdf
Sanità in bilico: alla crisi dei numeri si somma quella delle competenze - Il Sole 24 ORE
State of the World’s Nursing 2025, il nuovo rapporto Oms
Questo quadro tutt'altro che rassicurante imporrebbe ai governi europei e al nostro governo nazionale un piani di interventi immediati per tamponare e porre rimedio ad una crisi senza precedenti in sanità legata alla mancanza e all'abbandono della risorse umana in sanità. mancanza che pregiudicherà l'erogazione stessa di alcuni servizi essenziali ai cittadini. In attesa che ciò avvenga dobbiamo fare i conti con le risorse che sono attualmente in campo e per ciò che sarà possibile prenderci cura di loro affinché siano più resilienti e performanti. A tale proposito abbiamo scelto col cominciare a porci alcune domande: quali gli orientamenti in termini si competenze giocheranno un ruolo strategico nel futuro? Quali competenze saranno richieste ai professionisti sanitari e quali quelle che ci si aspetta abbiano? Quale approcci metodologici sono attualmente disponibili e sono già stati sperimentati anche solo a livello locale e con quali risultati e a fronte di quali costi?
Molte riflessioni si sono aperte anche alla luce dell’emergere della sindrome Post-Covid e/o Long-Covid che vede colpito in modo significativo proprio il personale sanitario. Emerge come elemento emergenziale una maggiore attenzione alla formazione permanente in sanità. Quali le competenze trasversali su cui lavorare, life skills e soft skills, applicabili in ambiti diversi e facilmente trasferibili da un contesto ad un altro con efficacia? Come la capacità di comunicare, di relazionarsi, il pensiero laterale, la capacità di gestire i problemi, di prendere decisioni, la gestione dello stress, solo per citarne alcune, possono risultare determinanti anche in tempi di emergenza sanitaria a sostegno del personale sanitario, risorsa insostituibile, di cui prendersi cura e senza la quale non è possibile la cura stessa!
Dobbiamo doverosamente fare una distinzione preliminare. Ogni qual volta parliamo di formazione in riferimento a competenze quali le life skille e le soft skill, dobbiamo riconoscere i limiti evidenti di un approccio classico al momento formativo. Sto parlando del “corso” di formazione così come siamo abituati ad immaginarlo che si svolge in aula utilizzando il format della lezione frontale dove un esperto, quasi sempre, ci mostra delle slides e ci parla di questa o quella competenza, descrivendola minuziosamente per dirci, alla fine, cosa dovremmo fare e come dovremmo essere. Possiamo anche interagire, confrontarci, dibattere. Nella migliore delle ipotesi abbiamo fatto informazione, vale a dire abbiamo “parlato” al cervello dei partecipanti, i quali si saranno portati a casa qualche informazione in più ma non certo avranno acquisito delle competenze.
Una competenza, come sappiamo bene, non è solo un sapere, un conoscere ma piuttosto un saper agire, un saper fare e quindi il frutto di un cambiamento che coinvolge necessariamente più livelli dell’umano e non solo quello intellettuale.
Si acquisisce una competenza, più rapidamente e con maggiore efficacia, attraverso un percorso esperienziale condotto in gruppo, in uno spazio ed un tempo dedicati, guidati da un conduttore esperto.
Stiamo parlando del setting del laboratorio di Teatro Sociale.
Il laboratorio è un ‘esperienza concreta dove i partecipanti sono chiamati ad agire delle azioni come singoli, in coppia e come gruppo. I giochi teatrali sono scelti con cura dai conduttori per lavorare specificatamente sullo sviluppo di skills specifiche. Si lavora coinvolgendo il “cuore”, la “pancia” e la “testa” contemporaneamente. A questo si aggiunga la dimensione ludica che come sappiamo fin dalla nostra infanzia è un elemento favorente la crescita e lo sviluppo personale. Il laboratorio così descritto è il format classico di un progetto formativo secondo la metodologia di teatro Sociale e di Comunità che vede fra le sue azioni principali la restituzione dell’esito del laboratorio al gruppo allargato e alla comunità, come momento strutturale di consolidamento delle skills oggetto del laboratorio. Attraverso l’atto di mostrarsi all’esterno, stare nello sguardo del pubblico si consolida in una dimensione di maggior consapevolezza il cambiamento e l'acquisizione delle competenze psicosociali oggetto del percorso formativo. In questo modo il percorso formativo diventa, all’interno di un gruppo professionale, elemento culturale condiviso e riconoscibile da tutti e quindi acquisisce un significato anche per coloro che non hanno partecipato direttamente al processo coinvolgendoli come spett.Attori e coinvolgendoli emotivamente a prendo una nuova possibilità di riconoscersi in maniera nuova e spesso inattesa nel proprio ruolo di curanti bisognosi di cure.
Rimandiamo per un approfondimento sulla metodologia di Teatro Sociale e di Comunità al sito del Social and Community Theatre Centre www.socialcommunitytheatre.com e alla pagina di questo sito dal titolo "La metodoligia"
Il gruppo di operatori sanitari del laboratorio di Teatro Sociale "Cos'é la cura" a conclusione del percorso formativo ha creato un evento performativo che è andato in scena l'11 Gennaio 2024 presso l'aula Carle. L'evento, parte integrante del percorso di formazione, aveva l'obiettivo di comunicare all'esterno e alla comunità l'esito del lavoro svolto dai sanitari negli incontri di laboratorio. In quella occasione inoltre è stato condiviso con le Direzioni e i colleghi un Manifesto Programmatico articolato in 13 punti sul tema della cura dei curanti.
..."la difficoltà sta nel guardare negli occhi l'altro e stare attenti allo stesso momento a me e a tutti gli altri"
..."Mi è piaciuto danzare e fare danzare gli altri con me"
..."col bastoncino era più difficile...non era solo un gioco ... era resistere insieme a un mondo pieno di insidie"
..."guardarsi negli occhi è stato emozionante e quando si lavora tutti insieme per un unico obiettivo il risultato non può che essere ottimo"
Il laboratorio di Teatro Sociale con i sanitari dell’A.O. Ordine Mauriziano di Torino.
Introduzione.
L’esperienza drammatica dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia ha fatto emergere una maggiore attenzione nella formazione infermieristica, a tutti i livelli di responsabilità, verso quelle competenze trasversali che possono essere applicate in diversi ambiti professionali e trasferite da un contesto ad un altro con efficacia. Ovvero quelle skills capaci di offrire ai sanitari maggior resilienza verso agli eventi stress lavoro correlati, di preservarne il ben-essere e favorire una risposta di qualità ai bisogni di salute verso i cittadini.
Il format del laboratorio di Teatro Sociale.
Il lavoro si svolge, in un tempo che si articola in una decina di incontri di 2 o 3 ore, in uno spazio/tempo extra-ordinario, altro da quello lavorativo. Uno spazio che apre l’esperienza a nuove possibilità; un tempo di giudizio sospeso dove, guidati da un conduttore esperto, i partecipanti sono chiamati ad esplorare il tema della cura di sé come elemento del prendersi cura dell’altro. In una dimensione giocosa il lavoro consiste in esercizi e giochi, presi a prestito dal training attoriale, che a partire dall’esplorazione della propria dimensione corporea si sposta alla scoperta dello spazio e poi alla relazione con l’altro.
La prima fase ha come obiettivo la conoscenza reciproca e la costruzione della dimensione gruppale; lavorando da prima singolarmente si sperimenta il lavoro in coppia ed infine come gruppo. Vengono utilizzate tecniche di improvvisazione, di narrazione, l’esercizio creativo, la dimensione simbolica; fino ad arrivare alla costruzione della messa in scena dell’esito del laboratorio per un pubblico esterno. La restituzione, ovvero la costruzione della performance, è la parte conclusiva del lavoro nella quale i partecipanti sono chiamati a ri-elaborare la propria esperienza attraverso i linguaggi del “teatro” e l’uso dei simboli. L’evento performativo è un passaggio fondamentale e cruciale nel processo di apprendimento e costituisce il luogo e il tempo del cambiamento profondo in termini di consapevolezza di sè. La forma della performance è sempre un lavoro corale che tiene conto innanzi tutto bel Ben-Essere dei singoli e del gruppo e che mai in alcun modo può e deve esporre gli “attori” a situazioni indesiderate.
Materiali e Risultati.
Sono previste verifiche a fine sessione del lavoro di laboratorio al fine di far emergere elementi positivi, potenzialità da esplorare ed eventuali criticità sulla base dei quali si costruisce l’incontro successivo. Il processo de laboratorio di Teatro Sociale tiene conto, in itinere, di quanto emerge durante il lavoro in relazione all'obiettivo condiviso, ad inizio percorso con i partecipanti (patto formativo). Ogni incontro è aperto e chiuso con verifica condivisa in gruppo, (elemento rituale del processo). Realizzazione video e o restituzione scritta a fine percorso permettono ad ogni partecipante di esprimere la propria valutazione sull’utilità e l’efficacia, personale e professionale, del percorso, (valutazione) e al conduttore di valutare il proprio operato.
Bibliografia/Sitografia essenziale:
Rossi Ghiglione A. Pagliarino A., Fare Teatro Sociale, esercizi e progetti, Dino Audino Editore, 2011.
Rossi Ghiglione A., Teatro Sociale e di Comunità. Drammaturgia e messa in scena con i corpi, Dino Audino Editore, 2011.
Rossi Ghiglione A.. Teatro e Salute. La scena della cura., Ananke, 2011.
AA.VV., Un ulivo per Ricordare e celebrare la vita, Golem Edizioni, Torino, 2021.
Pino Fiumanò, Teatro e sviluppo di comunità all’A.O. Ordine Mauriziano. Un progetto di Teatro Sociale e di Comunità e di Promozione della Salute, Tesi Master in Teatro Sociale e di Comunità a.a. 2012/2013 Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Studi Umanistici.
www.salutearte.it
https://youtu.be/zutxhYUWtso (link video laboratorio cosa è cura)
estratto_SU_285_art_fiumano.pdf (dors.it)
www.socialcommunitytheatre.com
Relazione_cura_20131010 (dors.it)
scheda_workshop_DECISORI_20131010 (dors.it)
Dors | Healing Garden - il giardino parlante
Dors | Il Rapporto OMS su arti e salute inaugura il Cultural Welfare Center
“Umanizzazione dei luoghi e delle relazioni di cura nelle rianimazioni dell’A.O. Ordine Mauriziano”
Premessa:
Questo progetto nasce su richiesta della Direzione Aziendale e in collaborazione col gruppo benessere organizzativo. Il gruppo “salutearte” è l’ideatore e il conduttore del progetto. I destinatari sono i professionisti delle due rianimazioni; servizi questi dove all’ultima rilevazione sullo stress correlato alla propria attività lavorativa sono risultati CODICE ROSSO, vale a dire esposti ad un livello così elevato di stress da correre concretamente la possibilità di ammalarsi.
La ricerca nel campo della salute utilizza da molti anni il “teatro” quale esperienza formativa privilegiata per lo sviluppo di competenze professionali dei futuri operatori sanitari. (1), (2), Da oltre 10 anni il Corso di laurea in Infermieristica di Torino, è impegnato nella ricerca di metodologie formative innovative più adatte all’acquisizione di competenze professionali. In accordo con quanto emerge dalla letteratura internazionale, propone ai propri studenti esperienze formative sul tema del corpo e delle corporeità all’interno della relazione di cura fra operatori e pazienti, fra futuri curanti e i curati utilizzando il teatro sociale. (3)
Il sempre maggiore impiego di tecniche teatrali all’interno di una metodologia specifica che è quella propria del Teatro Sociale e di Comunità (TSC) (4) in ambito formativo riflette il bisogno di approcci interattivi e partecipativi per l’apprendimento e la formazione continua in un ambito così delicato come quello della sanità. (5), (6).
La metodologia del TSC, lo ricordiamo, è stata riconosciuta come “best practice” piemontese a livello europeo con la vittoria del bando cultura europeo Caravan, artists on the road, a cui ha partecipato Teatro Popolare Europeo. (Tpe) (7)
IDEA PROGETTUALE
L’idea progettuale nasce attorno ad alcune domande:
Quale significato assume il proprio corpo nella relazione con l’altro, toccare ed essere toccato, (touch)? Che ruolo giocano le emozioni e l’empatia nella relazione di cura, nella narrazione della malattia del curato e del curante, narrazione come luogo di costruzione di senso e di processi riparativi (la cura). Il processo di cura necessita di qualcuno che sappia accogliere ed ascoltare come competenza relazionale attiva nella professione dei curanti! Quali competenze allenare quindi nel curante affinché sia un professionista della salute consapevole, responsabile, efficiente ed efficace nel prenderci cura di…? Quali competenze aiutano il professionista nella gestione dello stress correlato alla propria attività lavorativa che la prossimità e la vicinanza continuativa alla sofferenza, alla malattia e alla morte inevitabilmente comporta? Quali competenze psicosociali favoriscono il lavoro in equipe, l’empatia, la consapevolezza di sé e dell’altro da sé, il riconoscimento dell’alterità e il senso di appartenenza? Quale impatto hanno sulle relazioni di cura e sul benessere relazionale degli operatori sanitari e dei pazienti i luoghi e gli spazi della cura?
Un professionista della salute ha certamente un forte bisogno di formazione continua in aree tradizionali quali quella tecnica e scientifica nella gestione di strumenti e procedure diagnostico/terapeutiche ma non di meno emerge, sempre più forte, la necessità di costruire ed allenare quelle competenze di base che l’OMS chiama Life Skills (8), o anche abilità psicosociali, che sono il fondamento necessario ed ineludibile nella pratica quotidiana di ogni buon professionista che si trovi ad operare accanto a persone sofferenti. Si rimanda alla lettura della definizione delle competenze professionali come stabilite dal Patto Infermiere-Cittadino (1996) e a quanto contenuto nei codici deontologici dei professionisti sanitari tutti.
Fra le 10 abilità psicosociali definite dall’OMS qui, per brevità ne ricordiamo alcune, scelte per la loro rilevanza in ambito assistenziale:
- Capacità di comunicare in maniera efficace.
- Capacità di relazionarsi con gli altri.
- Consapevolezza di sé e dell’altro da sé.
- Empatia.
- Gestione delle emozioni.
- Gestione dello stress.
L’idea progettuale qui presentata consiste quindi nel far fare un’esperienza concreta e fattibile ad un gruppo di professionisti provenienti da aree assistenziali omogenee, allo scopo di costruire ed allenare le competenze psicosociali sopra ricordate. Ciò avviene all’interno di uno spazio/tempo extra-ordinario, separato dall’attività quotidiana dove, guidati da un conduttore esperto della metodologia del TSC e nella conduzione del laboratorio di teatro sociale, si è chiamati ad un’esperienza concreta agendo azioni e giochi teatrali nella dimensione individuale, in coppia e/o in piccoli gruppi per arrivare infine all’azione corale, del gruppo nel suo complesso. Il format del laboratorio di teatro sociale e di comunità e la sua metodologia (9) si caratterizza, fra l’altro, per avere al centro dell’esperienza il ben-essere dei partecipanti e per utilizzare la dimensione giocosa in un contesto di giudizio sospeso. A questo si accompagna un percorso ideativo/artistico sulla costruzione della “nuova scena della cura” ri-progettando e ri-significando in sinergia con le specifiche professionalità (Architetti, Artisti) i propri spazi di lavoro. Quest’ultima azione si inserisce all’interno di una più ampia riflessione sulle evidenze scientifiche che ci dicono che “noi abitiamo luoghi e spazi ma quei luoghi e quegli spazi abitano in noi e sempre nel bene o nel male fanno accadere in noi qualcosa”. Da spazi di cura a spazi che curano.
Destinatari Diretti:
Tutto il personale delle S.C. Anestesia e Rianimazione Generale e Anestesia e Rianimazione Cardiovascolare.
·Tutti i pazienti delle S.C. Anestesia e Rianimazione Generale e Anestesia e Rianimazione Cardiovascolare.
·Tutti i caregiver delle S.C. Anestesia e Rianimazione Generale e Anestesia e Rianimazione Cardiovascolare.
Destinatari Indiretti:
·Tutti i dipendenti dell’A.O. Ordine Mauriziano.
·Tutti i cittadini.
Obiettivo Generale:
L’obbiettivo generale del progetto è quello di fornire ai professionisti tutti dei due servizi aziendali un percorso esperienziale capace di sviluppare, potenziare e allenare quelle competenze fondamentali (competenze vitali o life skills) necessarie ad ogni relazione di cura. Contribuire a formare un gruppo di professionisti capaci, in linea con il proprio codice deontologico, di un approccio culturale medical humanities oriented, (10) all’interno di quel processo, già in corso in questa azienda sanitaria, di umanizzazione dell’ospedale con riferimento al lavoro di ri-significazione dei luoghi della cura e dell’esperienza maturata nella progettazione dell’Health Design dal gruppo salutearte mauriziano.
Atteso:
Consolidare tra i professionisti competenze comunicative/relazionali trasferibili e spendibili nei contesti di cura e nel lavoro in equipè interdisciplinari. dove la condivisione delle risorse, delle competenze e delle sensibilità di ciascuno possano divenire valore per il gruppo, luogo dove potersi riconoscere e riconoscersi, dove costruire senso di appartenenza ad una mission comune e alla comunità.
Implementare nei professionisti competenze utili per far fronte al carico emotivo insito nella vicinanza quotidiana e continuativa al dolore, alla sofferenza umana e alla “perdita” di un paziente, alla morte quindi, al fine di aumentare le capacità di resilienza nei confronti dello stress correlato all’attività lavorativa.
Il luogo:
Il laboratorio di TSC: un locale, individuato all’interno della struttura aziendale, idoneo ad ospitare un laboratorio di Teatro Sociale; nel quale sia possibile utilizzare un lettore di CD musicali, possibilmente oscurabile e idoneo a ospitare fino a 25 persone. Il locale deve permettere ai partecipanti di non essere disturbati nelle normali attività di laboratorio e non deve in alcun modo interferire con le attività assistenziali aziendali. Si individua a tale proposito la sala all’interno del padiglione 5 del servizio di Ginecologia utilizzata per la preparazione al parto.
Le azioni del progetto:
la somministrazione del questionario:
Fase di contatto/mappatura. Momento strategico e condizione metodologica fondante del progetto.
Verrà somministrato un questionario, costruito ad hoc col Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, a tutti i dipendenti che lavorano presso i reparti che lavorano presso le due rianimazioni e ai dipendenti di altri due reparti (gruppo di controllo) dove non verrà effettuato il laboratorio di teatro sociale.
Il questionario verrà distribuito sia al tempo “zero”, vale a dire prima del laboratorio che al tempo “uno” dopo aver eseguito il laboratorio.
Il laboratorio:
La cadenza dell’attività è settimanale, concordata con i professionisti sulla base delle loro esigenze ed impegni legati all’attività lavorativa. Il numero di incontri è calcolato in dieci più cinque per un totale complessivo di quaranta ore.
Ad ogni partecipante è stato chiesto di tenere un diario delle attività dove potrà scrivere di volta in volta sensazioni, emozioni, riflessioni, relativa all’esperienze fatte. E’ prevista durante l’attività di eseguire riprese video.
L’evento performativo:
E’ uno dei momenti fondanti il progetto in quanto momento e luogo dove si realizza il cambiamento in tempi di empowerment del singolo, del gruppo, della comunità. Questo delicato momento sarà realizzato sotto la guida degli operatori di teatro sociale. L’esito del laboratorio verrà restituito alla comunità e condiviso con il resto del gruppo dei servizi interessati che non hanno potuto partecipare al laboratorio, affinchè tutti ne possano essere partecipi.
La valutazione dell’esperienza:
Sarà condivisa all’interno del gruppo di progetto. Si utilizzeranno strumenti di osservazione attiva (supervisione dello psicologo), i diari dei partecipanti, le riprese video, i questionari del tempo “zero” e del tempo “uno” comparati fra loro.
I tempi:
Somministrazione del questionario del tempo “zero”:
Da metà Ottobre a metà Novembre 2019.
Il laboratorio:
Dal 14 Gennaio al 17 Marzo2020.
Altri cinque incontri di preparazione dell’evento performativo in data da definirsi.
Indicativamente fra Aprile e Maggio 2020.
Somministrazione del questionario del tempo “uno”:
in un tempo da definirsi col gruppo di progetto.
Restituzione al gruppo e alla comunità esiti laboratorio e valutazione:
Entro e non oltre la prima decade di giugno 2020.
Collaborazione:
Dipartimento di psicologia dell’università di Torino
Stakeholders:
Assessorato alla Sanità.
OMCeO Torino: Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Torino.
OPI Torino. Ordine delle professioni infermieristiche di Torino.
DoRS Centro Regionale di Documentazione e di Promozione della Salute.
Cittadinanza Attiva – Tribunale dei Diritti del Malato.
S.C.T.C. Social and Community Theatre Centre.
Budget:
Utilizzo sala laboratorio. (risorsa interna A.O. Ordine Mauriziano)
Tempo lavoro dei professionisti per attività laboratoriale (risorsa interna dell’A.O. Ordine mauriziano)
Tempo lavoro dei due professionisti del teatro Sociale e di Comunità (risorsa interna dell’A.O. Ordine Mauriziano)
Progettazione, costruzione questionario e somministrazione dello stesso, ritiro e valutazione dei risultati a cura di UNITO – Dipartimento di Psicologia: 6.000 euro
Bibliografia:
(1) Zanini L. Salute, malattia e cura. Teoria e percorsi di clinica della formazione per gli operatori sanitari. Milano, Franco Angeli, 2003.
(2) Altini P., Dimonte V., Nicotera R., Tetaro e Formazione Sanitaria, in Rossi Ghiglione A., Teatro e salute, Ananke, 2011.(3) Corpi che curano. Il teatro nella formazione dei professionisti sanitari. Corso di
Laurea in Infermieristica – Scuola di Medicina – Università degli Studi di Torino. A cura di Pietro Altini, Raffaela Nicotera, Valerio
Dimonte. http://www.dors.it/page.php?idarticolo=428
(4) http://www.socialcommunitytheatre.com/it/progetti/sct-school-training/
(5) Alessandra Rossi Ghiglione, Alberto Pagliarino, Fare teatro sociale, Dino Audino editore, 2011.
(6) Alessandra Rossi Ghiglione, Teatro e salute. La scena della cura in Piemonte, Ananke, 2011
(7) Tpe, teatro popolare europeo,
http://www.socialcommunitytheatre.com/it/progetti/sct-school-training/
(8) Documento WHO, Life skills education in schools, 1993.
(9) Il laboratorio di Teatro Sociale: struttura ed esercizi, in Fare teatro sociale, op. citata.
(10) Alessia Bevilacqua, Comprendere le Medical Humanities. Percorsi formativi a confronto. Franco Angeli, 2016.
Sitografia:
DoRS Centro Regionale Documentazione e Promozione della Salute www.dors.it
S.C.T.C. Social communitytheatrecentre www.socialcommunitytheatrecentre.it